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Supernova - An Elettrical Connection
Between Planets

Storia del disco


L'idea di pubblicare un disco esordio (da solista o sideman) è sempre stato uno dei miei sogni reconditi (e probabilmente lo è anche per molti musicisti).
Rappresentava una sorta di gradino che prima o poi avrei dovuto affrontare per poter maturare personalmente e artisticamente.
Tuttavia, non trovando quel pulsante di accensione che avrebbe fatto accendere la lampadina della pazzia artistico-discografica, non ci fu alcun progetto concreto e continuai, come ho sempre fatto, a studiare, finché...

Finché non si accese!
Finalmente!

L'idea del progetto si formò verso l'estate del 2019 ma ebbe concretezza tra il 2019 e il 2020 (quest'ultimo storicamente bieco e fausto).
Dopo aver fatto installare il pickup nel barilotto del clarinetto, lo provai e mi divertii un po' con i vari VST gratuiti presenti su Fl Studio. Tra queste, usai una sorta di "distorsore" soprannominato horror (o qualcosa di simile...), combinato con altri effetti (delay, reverb etc.). Lo feci sentire ai miei genitori e mi dissero, più o meno:

Ma queste cose dovresti registrarle e presentarle a Dario Argento per i suoi film!

Conoscevo pochissimo, anzi, praticamente niente di Dario Argento, a stento conoscevo il celeberrimo Profondo Rosso, però da questo punto ci saranno degli interessanti e assai divertenti risvolti.
La concretezza del progetto arrivò poche settimane dopo essermi iscritto al ciclo biennale in composizione jazz, poco dopo aver conseguito la laurea di ciclo triennale in clarinetto jazz.
Le settimane dopo l'iscrizione furono assai creative. Scrissi moltissime composizioni per esercitarmi sulle idee, sullo sviluppo armonico e ritmico (molte di queste le potete trovare nella sezione "Materiale e Composizioni"), finché non iniziai spingermi verso una composizione un po' strana.
Il nome della composizione era "Super Nuova - Omaggio a Dario Argento" e fu la base di tutto il progetto.

Prima di parlare della composizione vorrei ritornare al discorso sovrastante, ovvero la mia totale ignoranza di questo grandissimo regista.
Ho comunque deciso di scrivere una composizione in suo onore prendendo esempio da un criterio associativo applicato da molti musicisti. L'esempio a mio parere più eclatante fu l'Original Dixieland Jass Band (o ODJB), il primo gruppo musicale a registrare musica jazz.
Il nome del gruppo in realtà rappresenta la loro personale immaginazione nei confronti del jazz delle origini di New Orleans come una musica frenetica e ricca di frasi contrappuntistiche, quando in realtà era quasi strascicata, hot.

Dunque, sfruttando la non conoscenza dei film di Dario ho voluto immaginare le ipotetiche atmosfere dei suoi film.
La composizione era molto semplice: in ciascuna battuta venivano scritti diversi elementi melodici.
Le battute non avevano tempo o velocità; il contenuto delle battute poteva essere interpretato ritmicamente e dinamicamente a piacimento, invece le note dovevano rimanere le stesse.
Infine le battute seguivano un'ordine cronologico: se desideravo proseguire verso la battuta successiva, quella precedente non la potevo più riprendere.
Ad arricchire l'intepretazione come desideravo fu l'uso dei pedali effetto.

Feci solo una registrazione molto amatoriale della composizione (diciamo un "buona alla prima").
Se desiderate ascoltarla la potete trovare nella sezione Composizioni (dentro "Materiale e Composizioni").
Al termine di questa registrazione decisi di rimediare alla mia ignoranza cinematografica.
Guardai, nel periodo di pausa invernale accademica quasi tutti i film di Dario. Rimasi folgorato dal tipo di atmosfere presenti nelle scene, dal grande gusto musicale e dal tessuto narrativo.
E poi...

Ci fu una fortunatissima coincidenza!

L'11 gennaio del 2020 organizzarono il festival della criminologia al palazzo ducale di Genova e chiamarono come ospite speciale proprio Dario ed ebbi l'onore di incontrarlo e di parlarci del mio futuro disco.
Verso marzo avevo abbastanza materiale da registrare in studio, ma purtroppo ho dovuto posticipare le incisioni a causa del lockdown per la pandemia di Covid-19.

Dall'inizio del Lockdown ebbi tempo per scegliere il titolo del disco, quali composizioni incidere ed un'eventuale libretto da aggiungere.
Inizialmente pensavo a Netmotion, omonimo ad uno dei brani che volevo incidere e doveva essere l'unica più "movimentata" del disco (prende molta ispirazione da Takarajima dei T-Square che all'epoca ascoltavo molto e avevo preso come elemento di scrittura di una tesina di storia del jazz).
L'ho scartato e ho pensato di usare invece il titolo "Super Nuova - An Elettrical Connection Between Planets", una parola macedonia (o neologismo sincratico) tra Nova e Nuova.
Alla fine ho deciso di usare semplicemente Nova facendo un collegamento con lo spazio.
Le tracce che ho scartato furono:

Queste composizioni le potete trovare sempre nella sezione composizioni.

Infine avevo il desiderio di aggiungere il libretto nel disco.
Volevo inserire una piccola introduzione che parlasse di me, di come è nata l'idea del disco e l'originalità di usare un pickup nel clarinetto.
A seguire una sezione narrativa che parlasse del loop spazio-temporale, dei ricordi dell'uomo (riferendosi a me ma anche riferendosi al lettore come se fosse il personaggio di questa storia) e citasse tutti i titoli presenti nel disco senza distaccarsi dalla forma narrativa per poi giungere al termine della narrazione parlando del grande amore che provo per Tony Scott rappresentandolo come la divinità che fu in grado di salvare definitivamente l'universo dal loop che era bloccato.
Ho anche voluto aggiungere, per chi fosse stato curioso, la mia strumentazione utilizzata durante l'incisione (marca e tipo di clarinetto, imboccatura e numero ance usate, marca del pickup e tutta la stregua di pedali impiegati).

Solo il 9 luglio e il 23 luglio riuscii finalmente ed effettuare le incisioni e scelsi di andare dallo studio El Fish, situato nelle alture di Genova Pegli ed abbracciato dalla natura e dal silenzio. Il contesto interno dello studio era quello che cercavo: sperimentale, astratto.
Le note di copertina sono state fatte dalla mia cara amica Noemie e da me. Abbiamo fatto un 50:50. La copertina grafica è stata realizzata sempre a Genova da Farfante ArtLab.
Il disco venne finalmente pubblicato il 15 ottobre del 2021 dall'etichetta discografica Workin' Label.

Per concludere la storia del mio disco, vorrei aggiungere poche altre cose:
Oltre a puntare verso qualcosa di originale ma prestando occhi e orecchie verso il "passato" (l'inquietudine dei film di Dario Argento, Music for Zen Meditation e Astral Meditation di Tony Scott, l'orchestra elettrica di Don Ellis, il free jazz etc.), il mio obiettivo più intimo e personale era quello di avere la mia personale autonomia; essere in grado, da solo e solo attraverso il clarinetto e con l'aiuto di diversi dispositivi elettronici di creare musica, di superare lo stereotipo dell'impossibilità creativa e della creazione di un disco senza altre persone.

Descrizione delle composizioni


I brani che decisi di incidere furono i seguenti:

  1. Supernova
  2. Il Colore Dell'Oscurità
  3. L'Ultima Neve Di Tristezza
  4. Face
  5. Esasperazione
  6. Parc
  7. Human Virus
  8. Varium
  9. Brother, Can You Spare a Spirit?

Supernova: rappresenta l'inizio (o secondo la trama del libretto, l'inevitabile fine del tutto) e prende parte degli elementi della composizione "Super Nuova - Omaggio a Dario Argento".
Ho diviso la composizione in tre sezioni: la prima di carattere nostalgico (l'elemento melodico ripetuto a piacimento, la pioggia ricreata con le chiavi del clarinetto), la seconda più riflessiva (la pioggia lentamente sfuma e il clarinetto resta da solo), mentre la terza più astratta, quasi angosciante (con uno sfondo musicale generato dall'unione dell'autowah, Spatial Delivery della Earthquaker Devices, e un pedale glitch, Alexander Pedals Syntax Error, e un tema molto ambiguo esposto con un phaser, il KMA Astrospurt)

Il Colore Dell'Oscurità: si può definire come la seconda parte di Supernova. Attraverso una loop station viene registrato un Fa# e successivamente effettato con riverbero. La nota registrata ha funzione di bordone/drone per tutta la durata del brano.
A seguire viene esposto un tema che presenta frequenti disposizioni intervallari di quarte e quinte. Ciò che rende particolare questo brano è l'uso del delay DML20 della Ibanez ad ogni nota che presenta una corona.

L'Ultima Neve di Tristezza: è un'omaggio al compositore Franco Micalizzi per aver composto una delle colonne sonore più belle che abbia mai udito: "L'ultima neve di primavera".
Il mio desiderio era quello di creare un semplice ma intimo contrappunto per due clarinetti (per poi aggiungerne un terzo verso la fine).

Face: è il primo, di due brani, ad avere un'impronta ritmica più ferrea (scritto in 3/4) ed usa criterio compositivo interessante.
Face, tradotto in inglese è faccia, ma Face, nella teoria e pratica musicale è un'accordo maggiore settima, nello specifico di fa maggiore settima (fa la do mi o usando la notazione anglosassone: F A C E).
Di fronte a questa interessante similitudine, per la costruzione di tutto il brano dispongo, a mio piacere e gusto, solo soltanto le note appartenenti all'accordo di fa maggiore settima.
Il brano si può dividere in tre parti: la prima introduttiva con tempo larghetto con un carattere simil al klezmer o la musica medio orientale.
La seconda molto più movimentata, ed infine la terza dove è presente un assolo per clarinetto.

L'assolo è basato solo sull'accordo di fa maggiore #4/#11 (fmaj7#4 o fmaj7#11) ed è molto più libero rispetto al criterio compositivo (altrimenti sarebbe soporifero sentire in un assolo soltanto quattro note), tuttavia non si deve andare fuori dall'accordo richiesto.
Inoltre è l'unico brano ad avere un'impostazione più tradizionale rispetto al carattere degli altri brani.

Esasperazione: Per ironia della sorte è stata una composizione esasperante sin dal primo momento che l'ho scritta e soprattutto suonata.
Ho preso, come modello di ispirazione, composizioni "atonali" dei primi del '900 (Schönberg, Boulez etc.).
È ricca di tremoli, alcuni più comodi e consoni, alcuni inventati per via alcune note particolari come i quarti di tono.
Parte degli elementi presenti nella partitura come i violenti staccati vengono ripetuti e rielaborati elettronicamente oppure l'uso delle chiavi dello strumento abbinate agli effetti.
Come la composizione, anche l'ascolto risulta esasperante poiché ricco di diversi elementi musicali, intervalli dissonanti e molto strani (come il Si moesis e Si naturale o la quinta del lupo Mi moesis e La naturale).

Poi...
Se vogliamo mettere il tipo di imboccatura che ho usato (Vandoren 5JB), lo spessore delle ance (Vandoren Blu 5), il clarinetto che aveva bisogno di manutenzione, aver registrato il brano dopo 4/5 ore di incisione, [...].

Parc: è il secondo e ultimo brano ad avere una scansione ritmica più ferrea. L'idea del brano viene da una proposta di un caro collega e bravissimo sassofonista del conservatorio di Genova. Il suo nome è Francesco Merlo.
L'avevo chiamato per suonare una parte di sax soprano di una mia composizione chiamata Over The Mountains - Sweet Japanese Caresses - Dedicated to Tony Scott per la tesi triennale di clarinetto jazz.
Durante la prova vidi il suo entusiasmo, mi fece cari complimenti e mi disse, più o meno, questo:

[...] si sente l'oriente, il Giappone! Dovresti fare una composizione dedicata alle carpe koi!

L'idea mi piacque molto, ma purtroppo non avevo la possibilità di osservare, dal vivo, delle carpe koi.

dal vivo... no.
Ma da un video si!

Guardando le carpe (dal telefono) iniziai, sul pianoforte, a suonare un accompagnamento che potesse essere adatto al contesto.
La composizione la chiamai Parc ed è un anagramma della parola Carp.
Dato che l'idea della composizione me l'aveva data Francesco, per ringraziarlo l'ho voluto specificare nella composizione cartacea, dalla siae, nel disco, (chi più ne ha, più ne metta!) e ci tenevo a specificarlo anche in questa sezione.

L'idea compositiva è molto semplice in effetti: si basa su quattro ripetizioni di una battuta.
Al termine della quarta ripetizione si va ad una nuova battuta che sarà la copia della battuta precedente ma aggiungendo una nota, e di conseguenza ci sarà un'aumentazione del tempo.
La nuova battuta seguirà lo stesso processo della battuta precedente.

Il brano inizia in 5/4, la prima battuta viene ripetuta quattro volte e va in 6/4, 7/4, [...] fino ad arrivare a 10/4
Dal 5/4 fino alla quarta battuta del 10/4 armonicamente è costruita su un lab7sus4.
Al termine della quarta battuta del 10/4 andrà in 6/4. Il numero di ripetizioni è ridotto a due ma ma il tempo resta lo stesso, cambia soltanto il contenuto della battuta.
Armonicamente ci sarà un contrasto assai atonale poiché tematicamente modula in mi7sus4, ma la sigla armonica è sempre lab7sus4. Questo contrasto è evidente sul pianoforte.
Essendo una composizione scritta e pensata su pianoforte, avevo previsto l'uso costante del pedale sustain e sordina (quest'ultima non per coprire il caos del sustain ma per un fattore timbrico) e avevo provato a mantenere, con la mano sinistra, l'accordo di lab7sus4, invece con la mano destra suonare il tema in mi7sus4.
All'inizio presenta un contrasto assai sgradevole, ma con poco tempo, viene accettato dall'orecchio.

L'esposizione tematica fatta soltanto con il clarinetto non presenta questo problema poiché è strumento monodico (anche se può fare i multifonici...), e comunque ho evitato di ricorrere a questa sgradevole dissonanza.
Dopo il tema è prevista una sezione solistica senza alcun tipo di accompagamento (tutti gli sfondi precedenti sfumano lentamente...) o scansione ritmica.
L'assolo è costruito su lab7sus4 e anche qui bisogna stare dentro l'accordo come in Face.
Lo sfondo di tutto il brano è costruito su note lunghe del clarinetto, filtrate e rielaborate elettronicamente.
L'effetto più evidente e interessante è quello ispirato alle balene, anche questo è stato costruito partendo da semplici note lunghe del clarinetto ma elaborate automaticamente dal DML20 della Ibanez.
Per questo tipo di effetto ho preso come punto di ispirazione John Abercrombie nella traccia By The Sea incisa nel disco The Pilgrim and the Stars di Enrico Rava

Curiosità: la composizione l'avevo prevista anche per essere suonata (un giorno...) con un piccolo organico orchestrale: flauto traverso, oboe, sax soprano, clarinetto, pianoforte o clavicembalo, etc.
e tutti i musicisti presenti si sarebbero dovuti mettere il più possibile vicini alla cassa di risonanza del pianoforte in modo da amalgmare le disposizioni armoniche con il timbro di tutti gli strumenti presenti nelle vicinanze.

Human Virus: è la composizione più provocatoria, libera e con meno elementi di scrittura presenti in tutto il disco (ci sono pochissime note nel tema e tutte elaborate elettronicamente con il modulatore ad anello Moogerfooger MF102, riverberi, distorsori etc.).
Il nome della traccia nasce dai primi casi di notizie riguardante il Covid-19, in particolare mi sono soffermato sulle forme d'odio rivolte al popolo cinese abitante in Italia, ritenendoli la causa del problema e di conseguenza l'inabilità a discernere la creazione con la popolazione.
La notizia mi colpì, e siccome non era la prima volta che si parlava di fenomeni xenofobici di questa portata nei confronti delle persone e delle culture, feci un'associazione (di carattere un po' misantropo, diciamo...) del virus e delle persone.
Di fatto, se dovessimo scomparire è perché nell'immaginario ci odiamo tutti a vicenda; il virus sarebbe l'ultimo dei nostri problemi, in questa ipotesi.

Nell'esecuzione del brano è presente un assolo totalmente libero in cui sono presenti due elementi ritmici costruiti su un unico tales indiano, il Kenarwa.
Il primo è diviso in 4+4 e ha gli accenti sul 1°, 4° e il 7° movimento ed è stato registrato colpendo con forza (assai brutale) la punta del bocchino con l'ancia.
Il secondo è una delle variazioni del Kenarwa ed è diviso in 2+2+2+2+2+2 (...diciamo 2x6). Non presenta accenti e nel 5°,6°,7° e 8° movimento, al posto delle semiminime uso duine di croma. Questo ritmo è stato registrato premendo con forza (molto più brutale) la chiave del la del clarinetto.
La poliritmia da la possibilità di immaginare la situazione caotica rappresentata nella trama del libretto, dove tutto è in macerie, le persone scappano etc.

Varium: Siamo alla penultima traccia del disco.
Parlando del titolo: inizialmente aveva, seppur lieve, sempre un riferimento al Covid-19.
Tuttavia il tipo di composizione non ha un'impronta così drammatica come Human Virus, dunque uso il titolo Varium come un neologismo latinismo della parola vario.
Il contenuto della composizione è assai bizzaro e variopinto.
Innanzitutto uno dei tanti elementi di ispirazione proviene da una traccia assai interessante, Arbre ravéologique, incisa nel disco Pas De Géant della cantante Camille Bertault.
Sono rimasto colpito dalla composizione e dall'esecuzione, dunque ho deciso di fare una sorta di "medley", non esclusivamente rivolta a Ravel ma anche ad altri autori (Bartok, Stravinskij, Piazzolla etc.).
Ho iniziato a copiare piccoli elementi melodici che ritenevo adatti allo scopo (frammenti provenienti da Tombeau De Couperin, Le Sacre du printemps, Histoire Du Soldat etc.).
L'ultimo passaggio è stato quello di definire l'effetto che desideravo comunicare.

...in questo caso è stato molto più difficile definirlo rispetto alle altre composizioni perché erano tutte scritte e concepite linearmente.
In questo caso desideravo poter scegliere, a mio piacimento, gli elementi che desideravo esporre e rielaborare.

Adottai lo stesso principio compositivo ed aleatorio esecutivo presente nelle Klavierstücke di >Karlheinz Stockhausen e feci un ulteriore passaggio, di carattere decorativo, per terminare il lavoro...

Mi armai di colla a stick e risvegliai il piccolo dadaista che era in me!

Presi i frammenti di frasi musicali che avevo copiato, li tagliai e li incollaì in fogli bianchi realizzando un collage; il tutto a mio totale piacimento.

L'esecuzione di questa partitura è assai libera; in studio leggevo i vari frammenti proposti e quando mi cadeva l'occhio su un frammento lo suonavo (anche ciclicamente) ed eventualmente utilizzavo gli effetti.

Brother, Can You Spare a Spirit?: è l'ultima traccia del mio disco ed è un'omaggio a Tony Scott.
È una libera interpretazione di uno standard jazz tradizionale scritto da Jay Gorney, il cui titolo originale in realtà era "Brother, Can You Spare a Dime?"; questo venne suonato ed inciso da Tony nel disco omonimo (a mio parere è l'interpretazione più bella mai data al brano, ragion per cui ho cambiato "dime" con "spirit" evidenziando la forte spiritualità di Tony).
Inizialmente l'avevo incisa soltanto acustica e semplicemente lasciandomi trasportare dalle emozioni.
Purtroppo non lo trovavo abbastanza coerente rispetto al materiale precedentemente inciso, non era emotivamente forte come desideravo... insomma, anche la stanchezza si era fatta sentire (fu l'ultimo brano che incisi nella prima sessione dopo 9 ore di incisione, ergo restai dalle 9 di mattina fino alle 19 di sera...).
Fino alla successiva incisione pensai a un mezzo efficace per poter esprimere il mio messaggio...

All'epoca sentivo molto Don Ellis (avevo appena iniziato a scrivere una tesi su di lui) e scoprì un effetto molto interessante nonché il precedessore del riverbero e del delay: l'echoplex Maestro EP3.
Lo senti all'opera nella traccia Open Beauty, incisa nel disco Electric Bath.
Rimasi assai colpito e mi venne in mente che forse in studio c'era l'echoplex...

Quando ritornai in studio non ebbi così idee riguardo la traccia. Mentre parlavo a Emi (o Emanuele Cioncoloni, il titolare dello studio El Fish) della tesi che stavo scrivendo su Don Ellis e della mia recente scoperta dell'echoplex mi rispose che effettivamente ce n'era uno della Roland: lo Space Echo RE200.
Ebbi la rara occasione di vederlo in azione e di provarlo per la prima volta.

Alla fine mi venne il lampo di genio!
Decisi di utilizzarlo nel brano e l'effetto finale fu molto soddisfacente. Avevo anche provato ad utilizzare l'introduzione utilizzata da Eric Dolphy in God Bless The Child come... introduzione, ma alla fine decisi di ometterla perché desideravo che ci fosse soltanto un clarinetto solista.

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